Verona nell’Ottocento: Napoleone, l’Austria e il Risorgimento

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In breve

Una visita dedicata a Verona nell’Ottocento può essere modulata a seconda delle esigenze logistiche di ciascuno, includendo ad esempio una passeggiata lungo alcuni tratti di bastioni tra Porta Nuova e Porta San Zeno, oppure toccando la zona compresa tra l’Arsenale austriaco, Palazzo Carli (quartier generale di Radetzky) e i palazzi neoclassici di Piazza Bra’. Meritevole di un approfondimento è anche il triangolo tra la Porta Vescovo, il Bastione delle Maddalene e la Provianda di Santa Marta, splendido esempio di restauro di una fabbrica del pane per le truppe austriache, oggi riconvertito in sede universitaria.

Durata del tour: a partire da 2 ore

Tariffa: a partire da 75€/h

La scoperta dell’Ottocento a Verona

Pur essendo una città molto antica e stratificata, Verona nell’Ottocento conobbe una svolta storica e architettonica molto importante.

Il secolo XIX segna, infatti, il periodo dell’occupazione napoleonica, che fu sicuramente turbolento, ma contribuì a numerosi progetti di rinnovamento urbanistico, molti dei quali vennero però realizzati materialmente solo più tardi, sotto l’amministrazione asburgica. 

Lo sviluppo della città segue naturalmente i fatti storici e, quando Napoleone cade, l’Austria occupa i territori del nord Italia e Verona assume il suo ruolo di perno militare del Quadrilatero.

In questi primi decenni dell’800 Verona è sotto i riflettori militari, tanto che nel 1822 è sede del Congresso internazionale, un evento che porta a ‘rispolverare’ il centro storico per accogliere i potenti dell’epoca.

Come può accadere oggi con un Expo o un Giubileo, il Congresso attiva delle migliorie in città che resteranno, come l’estensione dell’illuminazione ai monumenti, una scelta che contribuisce a rendere Piazza Bra’ ancor più ‘centro città’.

È questo il periodo in cui viene allestita la prima opera in Arena, un evento di portata immensa e che accende la scintilla di un’idea di città fine, romantica, votata alla musica e alla bellezza.

L’eredità architettonica della Verona nell’Ottocento

Cosa lascia l’Ottocento a Verona dal punto di vista urbanistico e architettonico?

È importante sottolineare che, sotto il profilo urbanistico, molte delle opere pensate dal dominio napoleonico vennero effettivamente realizzate dagli austriaci. 

Si tratta, fondamentalmente, di progetti legati alla razionalizzazione della viabilità in città e, come era normale per l’epoca, mirati a una profonda valorizzazione del suo ruolo militare.

L’aspetto più degno di nota della Verona dell’Ottocento è, come visto, lo spostamento della nuova Verona verso Piazza Bra’, una scelta che andrà a spostare il vero e proprio centro urbano (e di conseguenza sociale) cittadino.

Sotto il profilo artistico, architettonico e monumentale, l’Ottocento a Verona è il periodo storico in cui vengono conclusi e costruiti edifici che ancora oggi ne sono simbolo, dalla Gran Guardia al Palazzo Barbieri, fino al Cimitero Monumentale.

l'arsenale di verona

Lo stile di ispirazione è neoclassico, una scelta di chiara matrice napoleonica e che ancora oggi è sotto gli occhi di tutti, in un intreccio che unisce i rimandi neoclassici all’eredità più antica, a partire da quella romana.

Per concludere idealmente la fotografia della Verona dell’Ottocento è importante quindi accennare alla liberazione dagli austriaci. Il ruolo della città come caposaldo del Quadrilatero in funzione anti-piemontese, giustificò infatti uno sforzo architettonico soprattutto militare: vengono, infatti,  ricostruiti bastioni, edificati forti e strutture quali l’ospedale militare, potenziate ferrovie e definito l’Arsenale, nonché restaurate le porte urbane più importanti di Verona.

Con la terza guerra d’indipendenza, nel 1866, l’Austria cede quindi il Veneto, che viene annesso al Regno d’Italia e lo stesso anno le campane della città suonano tra vie piene di gente che inneggia al re e a Garibaldi.

Fonti delle immagini: Wikipedia,